20.03.1983 Roma-Udinese

La mia prima partita allo stadio

20 marzo 1983

STADIO OLIMPICO, 20 MARZO 1983
ROMA
-
UDINESE
0
0

ROMA: Tancredi, Nela, Vierchowod, Ancelotti, Falcao, Maldera (83' Righetti), Chierico, Prohaska, Iorio, Di Bartolomei, Conti. In panchina: Superchi, Nappi, Valigi, Faccini. Allenatore: Liedholm.

UDINESE: Corti, Galparoli, Tesser, Chiarenza, Edinho, Cattaneo, Causio, Miano, Mauro (89' De Giorgis), Surjak, Virdis. In panchina: Borin, Siviero, Ceccotti, Pulici . Allenatore: Ferrari.

ARBITRO: Redini di Pisa.
Spettatori: circa 70.000 (62.128 paganti di cui 18.300 abbonati per una quota-partita di L. 248.000.000, 43.828 biglietti venduti per un incasso di L. 433.325.500)
Ammoniti: Causio al 54' per proteste, Di Bartolomei al 59' per gioco scorretto.
Calci d'angolo: 10-6 per la Roma
Note: giornata serena, pomeriggio caldo, terreno in buone condizioni; Maldera sostituito a causa di una ferita alla fronta, suturata con due punti; in tribuna d'onore presente il segretario del P.C.I. Enrico Berlinguer.


Era la ventiquattresima giornata del campionato 1982-83, e la Roma di Niels Liedholm e Dino Viola da venti giornate consecutive era in vetta alla classifica, avendo quindi già tagliato da diverse settimane il simbolico traguardo di campione d'inverno e soprattutto vivendo, sempre più concretamente, il sogno di di riportare lo scudetto sulle maglie giallorosse dopo 41 anni.
In quel mese di marzo, tuttavia, il momento era assai delicato: due settimane prima, con la sconfitta per 1-2 nello scontro diretto all'Olimpico, il nostro vantaggio sulla Juventus (fino a quel momento terza in classifica, dietro al Verona secondo) si era ridotto da cinque a tre punti, con due reti siglate nel giro di tre minuti da Platini e Brio (complice il solito fuorigioco non visto sul secondo goal) a ribaltare negli ultimi scampoli di partita il vantaggio firmato da Paulo Roberto Falcao. In pochi attimi si era clamorosamente riaperto un campionato che, a pochi minuti dalla fine di quel Roma-Juve, sembrava ormai nostro; in quella stessa domenica di inizio marzo il Verona, dopo averci lungamente insidiato il primato, perdendo a Catanzaro scivolò al terzo posto, lasciando che la sfida per il tricolore, da lì alla fine del torneo, tornasse quella fra Roma e Juventus, riproposizione del duello che, due anni prima, era stato risolto a favore dei torinesi dal mai digerito goal annullato a Turone: lo spettro di una nuova beffa, quindi, iniziò a tormentare le nostre giornate e le nostre notti insonni, dopo mesi di dominio che ormai ci avevano fatto assaporare la vittoria finale.
La domenica successiva alla sconfitta con la Juve, ancora Falcao ed Agostino Di Bartolomei siglarono una epica vittoria a Pisa, il cui valore andava ben al di là dei due punti in classifica e del mantenimento del margine di vantaggio sui bianconeri (quel giorno vittoriosi con l'Avellino): era il segnale che la Roma si era prontamente rialzata, ed era determinata a difendere con le unghie e con i denti il primo posto ed il cammino verso il titolo.
Era quindi un momento a dir poco cruciale, quello in cui - dopo altri sette giorni - si arrivò a quel Roma-Udinese del 20 marzo: la prima partita allo stadio della mia vita.
Era una splendida giornata di inizio primavera, entrai in Distinti Nord lato Montemario con al collo una sciarpetta a righe orizzontali gialle e rosse, come andavano allora, comprata pochi mesi prima, nel periodo natalizio, alle bancarelle di Piazza Navona: un regalo dei miei genitori, acquisto propiziatorio nei giorni in cui la Roma si accingeva a diventare campione d'inverno.
In campo la formazione titolare di quella stagione, che ormai tutti sapevamo a memoria (Tancredi, Nela, Vierchowod...) con l'importante eccezione di Roberto Pruzzo, che sue settimane prima era stato colpito duramente da Platini ed era alle prese con una doppia distorsione alla caviglia ed ai legamenti del ginocchio destro: Liedholm schiera sulla fascia il roscio Odoacre Chierico, spostando Bruno Conti ad alternarsi con Falcao in posizione avanzata per rimpiazzare l'assenza del Bomber. Finì zero a zero, dopo una gara non priva di emozioni. Nel primo tempo un pallonetto di Iorio scavalca il portiere ma trova Surjak pronto sulla linea a respingere, ma è l'Udinese a sfiorare più volte il goal: prima un colpo di testa di Virdis rischia di superare il colpo di reni di Tancredi ma esce alto di poco, poi Edinho batte di testa a colpo sicuro, ma vede il piede di Falcao arpionare il pallone sulla linea (o forse già dentro...) e ricacciarlo via dalla porta mentre Causio reclama il goal, infine un gran tiro da fuori di Mauro si stampa sulla traversa. Nella ripresa la Roma spinge con maggior decisione e va vicina a vincere la gara: gran parata di Corti su girata di testa di Falcao, poi un rigore colossale negato a Iorio per fallo di Cattaneo (Liedholm, davanti al replay a fine gara, commenta "Iorio ha preso la palla, il difensore ha preso il suo piede"... e al giornalista che incalza "e quindi?" risponde seraficamente "e quindi la palla è andata fuori...), allo scadere una traversa su testa di Vierchowod strozza in gola il boato dell'Olimpico, ma (almeno così mi pare di ricordare) a gioco fermo per un fallo fischiato un istante prima.
Nonostante la mancata vittoria il risultato fu accolto con sollievo, in una domenica in cui la Juventus non andò oltre il pareggio contro il Pisa: una giornata in meno alla fine, e vantaggio sulla seconda immutato. Il mio debutto, anche se in assenza di goal, fu insomma fortunato.
La settimana successiva, la svolta definitiva, in una giornata che era partita nel peggiore dei modi e merita di essere raccontata nel dettaglio: la Roma a Firenze dopo neanche 10' subisce il goal di Massaro, 5 minuti dopo a Torino Paolo Rossi intercetta un retropassaggio di Van De Korput a Terraneo e porta in vantaggio la Juventus nel derby contro il Toro di Zaccarelli; al quarto d'ora i bianconeri sono ad un solo punto dalla vetta della classifica, ed il finale di campionato si annuncia un inferno. Ma la Roma reagisce immediatamente e trova subito il pareggio con Pruzzo, poi nella ripresa Herbert Prohaska su calcio di rigore realizza il 2-1, ristabilendo il distacco di 3 punti sulla Juventus, che comunque risponde portandosi sul 2-0, con Platini a ribattere in rete un rigore inizialmente respinto da Terraneo, quasi a ribadire l'intenzione di non mollare l'inseguimento alla vetta della classifica. Poi accade l'incredibile, con la compagine bianconera a vivere i 5 minuti più rocamboleschi della sua storia assistendo attonita all'incredibile rimonta dei granata, capaci di segnare 3 goal nel giro di 5 minuti, fra il 25' e il 30' della ripresa, con Dossena, Bonesso e Torrisi a trafiggere in rapida successione la porta di Zoff fino a siglare un epico 3-2 in 124 secondi di gioco effettivo. Le clamorose notizie rimbalzano via radio all'Artemio Franchi, dove i giocatori giallorossi, frastornati dalla girandola di goal del Comunale, perdono per qualche minuto la concentrazione, al punto che Ancelotti infila involontariamente la porta di Tancredi; poco male, il 2-2 finale a Firenze vale comunque un vantaggio in classifica accresciuto di un punto, relegando la Juventus a meno quattro e chiudendo in modo pressoché definitivo la porta alle ambizioni di rimonta bianconera: il mattino dopo, il Corriere dello Sport titola "il vecchio cuore del Toro dà lo scudetto alla Roma", e in effetti ormai solo la scaramanzia frena il popolo giallorosso dall'iniziare in ancicipo i festeggiamenti.
Quel che accadde nelle settimane seguenti, fino alla leggendaria partita di Marassi dell'8 maggio 1983, ed alla festa del 15 maggio che dall'Olimpico straripò in tutta la città, fu storia ed è leggenda.
Sono passati tanti anni, e poi ancora degli altri; i miei attuali vicini di seggiolino, fra un'azione della Roma e l'altra, ogni tanto scherzano su quella sciarpetta a righe orizzontali così datata e fuori moda: sempre la stessa, da quel 20 marzo del 1983.

Fil, aprile 2010


La Roma Campione d'Italia 1982/83
In alto, da sinistra: Scarnecchia (ceduto al Napoli), Faccini, Di Bartolomei, Chierico, Biagini, Pruzzo, Turone (ceduto al Bologna), Nela, Nappi.
Al centro, da sinistra: Tessari (all. in 2ª), Prohaska, Righetti, Superchi, Liedholm (allenatore), Tancredi, Falcao, Maldera, Colucci (preparatore atletico).
In basso, da sinistra: Boldorini (massaggiatore), Valigi, Iorio, Conti, Alicicco (medico sociale), Giovannelli, Vierchowod, Ancelotti, Rossi (massaggiatore).








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(foto, ritagli e filmato tratti da asromaultras.org)



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