Cronache dall'Olimpico
Le partite della Roma vissute sugli spalti della Curva Sud
Cronaca di Roma-Inter 0-0 dell'11/09/1999
L'Olimpico a spalti strapieni e in abito di gala accoglie la prima casalinga della nuova Roma. Subito contro la favorita della stagione, l'Inter di Vieri e Ronaldo, tanto per calare subito l'ambiente in pieno clima campionato. Ma è anche l'Inter di Di Biagio, romano di nota fede biancoceleste che per troppi anni ha malamente recitato la parte del testaccino giallorosso e che ora si ritrova a Milano a lanciare proclami d'amore al pubblico nerazzurro. Un buffone, più che un giocatore di calcio. L'accoglienza che il pubblico romanista gli riserva è giustamente fatta di fischi ed insulti, tanto per mettere subito le cose in chiaro. Una liberazione, per chi da anni sognava una Roma senza infiltrati laziali ad infestare la formazione.
Si comincia con la curiosità di valutare i nuovi acquisti e soprattutto la nuova conduzione tecnica della squadra. La voce di Carlo Zampa chiama gli ottantamila a scandire la formazione, e l'effetto sonoro è impressionante. Ci si aspetta un'Inter che tenga fede al suo ruolo di prima pretendente al titolo, e invece i primi quarantacinque minuti vedono una sola metàcampo interessata da geometrie di gioco, da affondi verso la porta e da conclusioni a rete: quella in cui attacca la squadra giallorossa, a più riprese lanciata a testa bassa verso i pali difesi da Peruzzi. Solo la straordinaria prestazione di quest'ultimo evita all'Inter di capitolare, anche se in una occasione sembra più giusto chiamare in causa l'errore clamoroso di Montella, trovatosi a tu per tu con il numero uno avversario rubando a Totti il tempo della conclusione. Il tiro scoordinato e sbilenco si spegne a lato, strozzando in gola agli ottantamila l'urlo del goal. La manovra romanista continua vivace e convinta, sorretta da una difesa semprepronta a chiudere qualunque spazio all'iniziativa avversaria. Le sicure prestazioni di Rinaldi e Mangone sono forse la nota migliore e più gradita di una serata in generale positiva, accanto alla straordinaria vena di Francesco Totti, semplicemente formidabile in ogni ruolo che si trova a ricoprire. Pochi palloni chiamano invece in causa Delvecchio, che gioca senza lasciare alcun segno della sua presenza, anche se non va dimenticato il suo apporto a centrocampo (compito che non aveva negli schemi zemaniani, notoriamente votati soltanto all'attacco e mai al contenimento dell'avversario). Il brasiliano Asuncao partecipa ancora poco al gioco, ma va detto che in quel poco non sbaglia un pallone. Le premesse sono insomma incoraggianti, ma dato il ruolo cruciale che ricopre è urgente un suo pieno inserimento nelle geometrie della squadra. Al suo fianco Damiano Tommasi è generoso e instancabile come sempre, mentre sulle fasce Candela e Cafu evitano di scoprire troppo i rispettivi settori, rimandando a partite più smplici le previste incursioni a supporto dell'attacco. Pluto Aldair è come sempre la cerniera del reparto arretrato, e alle sue spalle Antonioli dà prova di concentrazione, sempre rapido e preciso nel rimettere in gioco il pallone quando questo finisce dalle sue parti. I tempi di Chimenti per fortuna sembrano lontani anni luce.
Si va al riposo con la Roma in netto credito rispetto al risultato di zero a zero, ma anche con la preoccupazione che il non gioco dell'Inter si possa prima o poi tradurre beffardamente in rete, magari con l'unico contropiede della partita, come troppe volte è capitato in passato. La paura di subire una beffa in una partita dominata sembra essere anche la preoccupazione di Fabio Capello. La Roma della ripresa, forse anche perché provata dalle energie spese nella prima frazione, scende infatti in campo con un atteggiamento molto più prudente. L'Inter, assolutamente incapace di proporre gioco, rimane spiazzata da una Roma decisamente più abbottonata del primo tempo e vede bloccata l'unica tattica di cui Lippi abbia dotato la sua squadra, cioè di provare a sfruttare lo sbilanciamento avversario sperando in un contropiede o in qualche lancio verso lo spento Ronaldo. La sostituzione di Vincenzo Montella con Di Francesco rende ancora più evidenti le intenzioni del mister giallorosso di evitare cedimenti a centrocapo o sbilanciamenti in avanti e di contenere la partita. Anche se con meno convinzione del primo tempo, è comunque la Roma a creare le uniche occasioni dei secondi quarantacinque minuti, ma la palla buona capita sui piedi del giocatore sbagliato: il tiro di Di Francesco da ottima posizione viene sventato in calcio d'angolo da Peruzzi, ma sono in molti a commentare che se quel pallone fosse partito dai piedi di Totti sarebbe terminato nell'angolino. Dal corner deriva una conclusione al volo di Asuncao che Peruzzi, ancora lui, va a levare da sotto la traversa con uno scatto di reni.
L'incivile atteggiamento di gioco dell'ex Di Biagio spinge Lippi a sostituirlo prima che scatti una probabile espulsione. Questo giocatore rimarrà famoso per il suo record di cartellini gialli e rossi e per aver sbagliato un rigore decisivo ai mondiali. Bella carriera, non c'è che dire.
Il testimone della scorrettezza in campo viene raccolto da un altro ex, Moriero, anche lui non nuovo ad atteggiamenti provocatori quando si trova a giocare contro la Roma. Il pubblico lo tratta come merita. Nel frattempo il fantasma Ronaldo lascia il posto a un Vieri ancora alle prese con i postumi di un infortunio. Il centravanti della nazionale si muove più del brasiliano, ma senza causare particolari preoccupazioni ai difensori giallorossi.
Si arriva alla fine dell'incontro con il rimpianto di non aver insistito sugli esaltanti ritmi del primo tempo, ma anche con la convinzione che la condizione fisica di inizio stagione non rende possibile attaccare a testa bassa per novanta minuti, a meno di non esporsi a subire qualche scherzo che sarebbe stato davvero una beffa feroce. Quando il goal non arriva nonostante un primo tempo passato incessantemente all'attacco, è forse saggia la scelta di tirare il freno e pensare anche a non concedere all'avversario spazio per agire in contropiede. E sono in molti ad uscire dallo stadio pensando che pareggiare per zero a zero è molto meglio che perdere per cinque a quattro….