Roma Campione d'Italia 2000/01

Roma, giugno 2001

"t'ho dipinta io"

 reportage da rioni, quartieri e borgate in festa 
la città in abito giallorosso nei giorni del terzo scudetto


Bonus track: percorsi tematici per immagini

Foto di Filippo Thiery - giugno 2001


BUCHI, FORBICI & TOPPE

17/06/2001 MISSIONE COMPIUTA

Il sapore assolutamente speciale della vittoria del 2001 andò ben al di là del riportare lo scudetto sulle nostre maglie dopo 18 anni e per la terza volta nella nostra storia: l'aver simbolicamente strappato quel lembo di stoffa tricolore proprio dalle sbiadite casacche biancocelesti, conferì a quell'epica stagione un concentrato di pura estasi e un irripetibile carattere di unicità, ai quali - com'è stato giustamente detto e scritto - non c'è rivincita.
Appena 9 giorni dopo l'ultima giornata del campionato 1999/00, con la notizia del clamoroso acquisto di Gabriel Omar Batistuta, che andava a impreziosire una rosa in cui già figuravano Totti, Montella, Delvecchio, Aldair, Cafu, Tommasi, Candela... e alla quale durante l'estate si sarabbero aggiunti altri due pezzi da novanta come Emerson e Samuel, si accese istantaneamente nel popolo giallorosso, e iniziò a serpeggiare sempre più insistentemente per la città, l'idea collettiva che quel campionato appena vinto dai laziali potesse rappresentare, in realtà, la premessa per vivere la goduria del millennio, pensiero che, da intrigante, si trasformò ben presto in entusiasmante: quel simbolico manovrar di strumenti di sartoria, giornata dopo giornata, diventò sempre più concretamente l'icona di quella cavalcata lunga 34 giornate, fino al tripudio del 17 giugno 2001 e al supremo gesto canzonatorio di scucire a forbiciate lo scudetto dalle maglie ove era stato indebitamente e precariamente ospitato ("è durato poco poco", il beffardo canto che riecheggiava in ogni quartiere nelle notti romane del giugno 2001) e di invocare una toppa a coprire l'indecoroso strappo ("siete come le Polo, er buco co' la maglia 'ntorno", scherniva uno striscione in Sud al primo derby della stagione successiva).
Perché i laziali, alla fine, il loro scudetto sul petto non se lo sono goduto neanche per un anno, come si fa di solito, ma per soli 9 giorni... già il 23 maggio 2000, con l'annuncio del Re Leone in giallorosso, iniziò per loro a prefigurarsi l'incubo di farselo strappare proprio da noi, e quelle precarie cuciture iniziarono a saltare, una dopo l'altra. Non c'è rivincita.

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BAMBINI & RAGAZZI

Nel ripescare tutte le fotografie di quei giorni a vent'anni di distanza, i momenti di maggiore emozione li ho vissuti scorrendo le foto in cui, girando per i vari rioni e borgate, avevo immortalato tutti quei bambini e ragazzini che giocavano felici nella piazza del loro quartiere, chi con la maglietta della Roma chi sventolando vessilli e bandiere, muovendosi sul selciato che era stato dipinto magari dai loro genitori, zii, nonni, fratelli e sorelle maggiori. Più di una volta, accorgendosi che stavo fotografando quelle opere di street art in giallorosso, diversi gruppetti di loro sono venuti a mostrarmi orgogliosi un affresco sul manto stradale o su una saracinesca, un filone di bandierine sospese, un bandierone che copriva l'intera facciata di un palazzo... e a spiegarmi chi dei loro parenti si era adoperato per realizzarli, e chi di loro più piccoli aveva dato una mano, reggendo secchi di vernice, porgendo pennelli, suggerendo tinte e sfumature. E io dopo averli ascoltati rapito, prima di salutarli e di spostarmi a fotografare un altro quartiere, facevo loro un ritratto, inquadrandoli insieme a quell'opera d'arte collettiva di cui andavano giustamente così orgogliosi. Era la festa della partecipazione di un popolo, da 0 a 99 anni.
Mi commuove molto il pensiero che oggi i bambini, le bambine, i ragazzini e le ragazzine che vedete ritratti in queste foto, e dei quali ovviamente non so il nome perché li conobbi solo per il tempo di quell'intenso ma fugace incontro, sono uomini e donne, i più piccolini hanno ormai 23 o 24 anni, i più grandicelli vanno per i 35, alcuni si stanno avvicinando ai 40, e tutti loro ricorderanno quello scudetto del 2001 come io ricordo quello del 1983, vissuto a mia volta da tredicenne. Nelle loro vite, nel frattempo, saranno successe e cambiate tante di quelle cose, chissà ora dove vivono e cosa fanno, mi piacerebbe da impazzire saperlo, per ognuno di loro... ma oggi, come 20 anni fa, ci potremmo riconoscere a vicenda, loro ieri pischelli e oggi adulti, io allora trentunenne e oggi approdato alla mezza età, dalla luce negli occhi quando si parla della Roma, perché quella ti accompagna a tutte le età.

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IL FOTOGRAFO & WEBMASTER DI QUESTO REPORTAGE

Il sottoscritto sugli spalti dell'Olimpico il 17 giugno 2001 (prime due foto di Riccardo De Luca, terza di Claudia Vanich), la mia macchina dell'epoca in versione carosello giallorosso, il monolocale al Portuense (18 metri quadrati scarsi nel tipico alloggio ricavato nel locale di un ex-lavatoio condominiale, errori di gioventù) in cui mi ero appena trasferito in affito, giusto in tempo per addobbarlo con abbondanti metrature di stoffa, e sempre io a Testaccio la sera del 17 giugno (foto Francesca Irene Thiery), non mi chiedete come abbia fatto a salire sui cassonetti, perché non me lo ricordo e non ne ho la più pallida idea, so solo che al giorno d'oggi non lo saprei fare, per cui al prossimo scudetto mi accontenterò di sventolare a livello strada.

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"t'ho dipinta io"

reportage fotografico di Filippo Thiery - giallorossi.it
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