Batticuore derby
(postato su it.sport.calcio.roma il 28.10.2002, il giorno dopo il derby Lazio-Roma 2-2)
Palo della Lazio, goal della Lazio, pareggio della Roma, vantaggio della
Roma, pareggio della Lazio, rigore per la Lazio, miracolo di Antonioli,
contropiede di Cassano e ci manca poco che Candela segna il tre a due al
novantesimo. Tutto in un'oretta scarsa, con quattro goal in ventitrè
minuti. Roba per cuori forti, decisamente una serata per uomini duri.
Era il mio trentesimo derby sugli spalti, e in una serata ho perso dieci
anni di vita... ma quando il braccio destro di Antonioli si è
improvvisamente alzato, come guidato da un innaturale e divino spasmo a
metà strada di quel tuffo disperato, a far schizzare lontano quella
cannonata di Mihalovic che tutti avevamo visto dentro, abbiamo goduto
tanto ma tanto ma tanto....
Mi ero chiesto nei giorni scorsi cosa potevo chiedere ancora,
nell'ostinarmi ad andare all'Olimpico per un derby, dopo che gli ultimi
anni ci hanno fatto vivere quello che sembrava un completo campionario
delle emozioni che si possono chiedere a una stracittadina, comprese
quelle che appartenevano ai sogni più probiti di ogni tifoso: in ordine
sparso, dalla fantascientifica cinquina con quaterna di Montella e
sbeffeggio finale firmato da Totti (ancora mi chiedo incredulo se quella
serata sia avvenuta davvero) alla beffarda vittoria per uno a zero su
autogol di Negro (forse la somma goduria per un tifoso di calcio, tanto
più se a fine stagione quell'autogoal vale uno scudetto); dalla rimonta
in dieci, da tre a uno a tre a tre, con pareggio finale di Totti sotto
la Sud e tutta la squadra a planare appresso a lui al fischio finale, al
tre a uno con cui gli abbiamo fatto perdere lo scudetto, ancora con
sugello finale di Totti ma stavolta sotto la Nord ad esibire il mitico
"vi ho purgato ancora"; dal tre a zero con Mazzone e Giannini a fine
partita sotto la Curva al quattro a uno con quattro reti nella prima
mezz'ora di gioco. E, non ultimo, anche il due a due dello scudetto,
quando la beffa del pareggio di Castroman al novantacinquesimo alla fine
risultò incastonarsi nella incredibile sequenza di momenti al
cardiopalmo che ci portarono a lottare per il tricolore, com'era ovvio
che dovesse avvenire, fino al fischio finale dell'ultima giornata,
rendendo ancor più storico ed irripetibile quel trionfo.
E allora, quale
ulteriore sfumatura dell'emozione si poteva ancora chiedere di vivere?
E invece questa ancora mi mancava: rigore per la Lazio a tre minuti dalla
fine, con la Nord e altro mezzo stadio pronti ad esplodere, un siluro
potentissimo diretto sotto la traversa e il volo più spettacolare che
storia del calcio ricordi a strozzare in gola ai burini l'urlo del tre a
due. Ciò che è successo in Curva Sud me lo ricorderò finché campo. E
credo proprio che, prima di ricadere nell'errore di considerare ormai
appagata la mia esperienza di frequentatore delle sfide con la Lazio,
farò passare almeno altri trenta derby... sempre ed immancabilmente al
mio posto sugli spalti, naturalmente. Perché la Roma non finisce mai.
Fil, 28 ottobre 2002
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