Il giorno più amaro

17 luglio 2006, l'addio di Damiano alla Roma

Alle 13.16 del 17 luglio 2006, compare questa news sulla homepage di Damiano:


La stagione dei cambiamenti..... - by Damiano @ 17.07.2006 13:16:53
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Non e’ sicuramente un periodo tranquillo per la mia vita privata e professionale. Non ho avuto tempo, modo, occasione e soprattutto lo spirito giusto per rendere pubblica una decisione che ho preso gia’ da qualche settimana.

Dopo 10 anni a Roma e dopo 10 anni nella Roma ho deciso di cambiare. Non e’ semplice per me trovare le parole per esprimere cosa significa tale passo.
In questo periodo ho lasciato correre parecchie ipotesi, considerazioni, pettegolezzi in tv, radio e giornali e mai ho avuto lo spunto per porvi un freno. Mi sembra doveroso farlo ora, all’indomani di tanti messaggi di stima, d’affetto, solidarieta’ e conforto che ho ricevuto (ringrazio tutti anche a nome della mia famiglia!) e che mi ‘impongono’ di non illudere/preoccupare oltre … (c’e’ chi spera che rimanga e ci sono forse, forse anche quelli che temono che rimanga..). Un anno fa mi ero trovato piu’ o meno nella stessa situazione, con lo stesso stato d’animo ed alla fine avevo scelto di tornare. Ero fortemente tentato di non tornare ma poi ho scelto di rivestire la maglia giallorossa e non mi sono sbagliato. Non mi sono sbagliato perche’ ho avuto parecchie soddisfazioni irripetibili ma purtroppo non mi sono sbagliato nemmeno nei tentennamenti.
Ho avuto nell’ultimo periodo la sensazione di non trovarmi piu’ in sintonia, di non provare piu’ lo stesso entusiasmo.. Ho deciso di cambiare per ritrovare la passione ed il sorriso che stavano purtroppo scemando.
Alla base della mia scelta non ci sono motivi legati a proposte, trattative, offerte. L’aspetto strettamente tecnico/sportivo non incide su una scelta che mi pesa, mi ha pesato quando l’ho fatta ed ancora oggi mi crea non poche difficolta’, sia nell’animo che nell’aspetto puramente pratico dell’organizzazione della mia vita familiare/professionale.
Ci sara’ il modo e l’occasione per salutare Roma, la Roma, i tifosi nel modo migliore anche se non sara’ facile.. 10 anni di emozioni difficilmente si riescono a raccontare e temo che rimarro’ a corto di parole. Non posso fare a meno di ringraziare, di ringraziare e ringraziare perche’ ho avuto molto ma, come purtroppo mi sono accorto, in tutte le cose della vita… c’e’ un termine triste e inevitabile. Sto parlando di lavoro, di sport… non sono il primo e non saro’ l’ultimo a cambiare squadra, azienda, citta’…. E chissa’… lavoro. Per questo la mia tristezza e’ contenuta, la mia emozione controllata e la mia serenita’ sufficientemente solida.

Il mio futuro professionale non so cosa mi riservera’, l’obbiettivo e’ di trovare il luogo e la situazione giusta per poter riprendere con nuovo spirito ed energia a lavorare dando calci ad un pallone.

Sono sicuro che non tutti capiranno ma spero con il tempo di poter spiegare meglio, avrei pagine da scrivere ma per ora va bene cosi’…


La notizia raccontata su "Il Romanista" del 18.07.2006:






QUALCHE INCOMPRENSIONE E UN TARDIVO RILANCIO ALLA BASE DELLA SCELTA

Da Tommasi candido addio

Damiano lascia la Roma dopo dieci anni, forse andrà al Verona
Spalletti: «Uno come lui può essere utile per il calcio italiano»

di Daniele Lo Monaco

Aveva deciso già da un po', l'ha detto anche nel malinconico e struggente messaggio lasciato nell'home page del suo sito. Damiano Tommasi lascia la Roma, fa capire che forse potrebbe lasciare addirittura il calcio, anche se al momento sembra molto più probabile che in realtà possa disputare ancora un paio di stagioni a Verona, per le insegne dell'Hellas. In qualche modo se lo augura lui stesso, l'ha rivelato ad un utente del suo forum. Dunque, da tempo Damiano aveva capito di non aver più gli stimoli giusti per vestire la maglia giallorossa, disturbato in questo anche dai tentennamenti della società negli ultimi mesi. Ma poi tutti pensavano che il malumore rientrasse. Lo stesso suo procuratore, Andrea Pretti, sperava di poter convincere Damiano - magari con l'appoggio di Bruno Conti e Luciano Spalletti - non solo a non rendere pubblico il suo malcontento (l'addio era pronto per la pubblicazione già domenica), ma anche ad accettare le offerte della Roma. E a dir la verità a Trigoria ancora qualcuno ci spera: «Forse il momento particolare che Damiano sta vivendo ha influenzato la sua decisione. Forse esistono dei margini di ravvedimento». Lo ha ripetuto anche Spalletti ieri, rilanciando poi la candidatura di Damiano per un altro ruolo: «In questo momento di grandi cambiamenti lui potrebbe fare bene al calcio italiano». Oggi a Castelrotto Spalletti potrebbe vedere proprio Pretti.
Della scelta il tecnico sapeva da fine campionato: «Me l'ha detto lui, anche se speravo cambiasse idea». E negli ultimi tempi la Roma non aveva lasciato nulla d'intentato: nonostante l'anomalia di una trattativa sospesa per espressa volontà del giocatore, Pradé, Conti e Spalletti, d'accordo con la proprietà, erano fermi sul proposito di non porre ultimatum. Gli avevano lasciato praticamente carta bianca: avevano prospettato un rinnovo addirittura biennale, con cifra minima e già concordata di 250.000 euro netti all'anno, con futura promessa di entrare a far parte nella struttura dirigenziale. Ma Damiano era già lontano e l'improvviso peggioramento delle condizioni di salute e poi la morte dell'amatissima mamma, hanno forse fatto precipitare gli eventi. E al funerale che s'è svolto sabato, a cui hanno presenziato anche Spalletti e Conti, se n'è avuta una prova tangibile, con tutti gli abitanti delle sei frazioni del paese natale di Damiano che si sono stretti in un disperato abbraccio alla famiglia, stordita dalla perdita e dalla commozione. Quanto alle presunte frizioni tra Tommasi e la Roma, si possono far risalire alla difficile stagione dell'infortunio, sia per alcune previsioni mediche rivelatesi infondatamente pessimistiche, sia per la questione della riduzione e del prolungamento dell'ingaggio in realtà mai depositato. Fatti passati, su cui il rinnovato accordo dello scorso anno sembrava aver steso un velo coprente. Ma la cicatrice era rimasta.



RITRATTO DI UNA CRISALIDE DIVENTATA FARFALLA

Lo stakanovista che si riscattò con lo scudetto

di Daniele Giannini

Tutto ebbe inizio il 7 settembre 1996. Era il giorno dell'esordio in campionato sulla panchina giallorossa di Carlos Bianchi ma dell'argentino, a dieci anni di distanza, si parla solo per ironizzare sui suoi capelli e sulle scelte tattiche con la squadra in svantaggio: prevedevano un numero di punte crescente come il numero dei gol subiti. Il 7 settembre, contro il Piacenza ci fu però un altro esordio, ben più significativo per la storia romanista, quello di Damiano Tommasi. Tommy all'epoca era poco più di un ragazzino, 22 anni appena compiuti, ma si presentò a Roma con un titolo prestigioso appena conquistato, quello di campione europeo under 21. Damiano era l'uomo di fatica della nazionale di Cesare Maldini che poteva contare in avanti sulle magie di Francesco Totti. Lo ritrovò a Trigoria Tommasi che si trovava a fare il salto più grande della sua vita, dal suo paese, da una città a misura d'uomo come Verona alla metropoli. Lui quel momento lo racconta così: «Dopo 22 anni trascorsi a Vaggimal mi trasferirò in un paesino un po' più grande». Una grande avventura affrontata con la serenità datagli dalla sua fidanzata di sempre, Chiara, all'epoca fresca signora Tommasi.
«Un impatto non indolore» disse Damiano che però sul campo cominciò nel migliore dei modi: il 10 settembre, tre giorni dopo l'esordio in campionato, arrivò quello in Uefa contro la Dinamo Mosca impreziosito da un gol, fortunoso a dire il vero, che portò alla facile vittoria (3-0) dei giallorossi. Due settimane dopo arrivò il bis, sempre contro i russi. Non c'è due senza tre e la domenica successiva arrivò anche la prima rete in campionato, nell'1-1 di Reggio Emilia con la Reggiana. Un avvio dirompente quello di Damiano che però col passare delle giornate si spense come la Roma di Bianchi. La gente cominciò a storcere il naso e non andò meglio l'anno seguente, il primo di Zeman, quando fu duramente contestato. Ma lui continuò ad avere la fiducia dell'allenatore, come di tutti quelli che ha avuto, e continuò a lavorare in silenzio in attesa di poter dimostrare sul campo il suo valore. Dovette attendere tre anni per far ricredere tutti, e lo fece nel modo migliore diventando uno degli artefici del terzo scudetto. In quella squadra stellare fu l'unico a disputare tutte le 34 partite. Uno stakanovista che partì titolare in 31 occasioni e che in 25 match disputò tutti i 90 minuti. Il suo braccio sinistro sempre protetto dal tutore è una delle tante immagini che restano di quella stagione. «Vogliamo 11 Tommasi» cominciarono a gridare i tifosi «gioca bene o gioca male lo vogliamo in nazionale», una trasformazione totale, da crisalide a farfalla. Damiano era diventato uno degli idoli della curva, un idolo diverso, schivo, silenzioso. Si cominciò a parlare della sua vita al di fuori del campo, del suo impegno nel sociale.
Tommasi diventò un simbolo di quella Roma vincente. Un inesauribile motorino, un lottatore, l'uomo sempre al posto giusto nel momento giusto, come a Bergamo. Era il 7 gennaio 2001, prima partita dopo l'insidiosa sosta natalizia, in un pantano d'altri tempi ecco il guizzo del numero 17 giallorosso. La sua esultanza genuina fu un chiaro segnale a tutte le altre squadre: «Questo scudetto sarà nostro». Dieci anni dopo il suo arrivo, cinque dopo il trionfo tricolore, Tommasi saluta, in punta di piedi, come nel suo stile. Un altro tassello della Roma scudettata che se ne va, restano solo Totti e Montella. Dieci anni ricchi di gioie e di dolori come le dure accuse per quel comunicato per il premio partita della Supercoppa Italiana. Lui si espose in rappresentanza degli altri e fu bersagliato dalle critiche. Riuscì ancora una volta a far ricredere tutti, come sempre sul campo, con la sua voglia, con la sua maglietta sempre sudata. Non riuscì a interrompere il legame tra lui e la Roma neppure il tremendo crac dell'estate 2004 contro lo Stoke City. «Carriera finita» dicevano molti. Lui è riuscito a tornare ancora una volta, contro tutte le previsioni, disposto a guadagnare 1500 euro al mese pur di avere una chance. Da brividi il ritorno in campo il 30 ottobre 2005 contro l'Ascoli, ancora di più il suo gol alla Fiorentina alla fine di novembre. La sua gioia era quella di tutti i romanisti. Ha vinto tutte le sue battaglie Tommasi, ora è tempo di stare vicini alla famiglia in un momento difficile, ora il momento di dire addio alla capitale.
Ciao Damiano, ci vediamo presto...




(by Artefatti)

I commenti dal ritiro della Roma, su "Il Romanista" del 20.07.2006:






LA SOCIETA' HA IMPOSTO IL SILENZIO, MA I COMPAGNI RIMPIANGONO GIA' TOMMY

«Damiano ci manchi», la squadra è orfana

La tristezza di Aquilani: «Per noi Tommasi era un punto di riferimento,
un grande uomo, un leader nello spogliatoio, un esempio per i giovani»

di Tonino Cagnucci

Silenzio. A Castelrotto di Damiano Tommasi non si parla o non si deve parlare, queste sono le scelte o le consegne della Roma. La società di Trigoria, da nove giorni a Telfen, non commenta in alcuna maniera la decisione di un giocatore che per 10 anni è stato un suo professionista esemplare, anche perché conta di convicerlo a fargli cambiare idea. Lo ha detto pubblicamente Rosella Sensi l'altro ieri. Ma Tommasi ha lasciato la Roma, lo ha ribadito, e quel che resta è soltanto una società spiazzata e un gruppo "orfano" di un calciatore, di un uomo per tutti "fondamentale". Perché se il silenzio della Roma, tra il rispetto e l'imbarazzo, è una linea ufficialmente da tenere, chiunque qui o altrove, appena può, non fa mancare una parola per Damiano, e tutte dicono la stessa cosa: «Ci mancherà, è una grave perdita, e lui è il più grande». Perché la Roma non se l'è tenuto?
Per esempio Alberto Aquilani in un'intervista a T9 (non quella rilasciata a Roma Channel...) che andrà in onda a fine agosto, lo ha detto chiaramente: «Per noi Damiano era ed è un punto di riferimento. Una grande persona, un grande uomo, un leader nello spogliatoio, una guida soprattutto per i giovani».
Per esempio Aurelio Andreazzoli, collaboratore tecnico di Spalletti, non ha potuto non rispondere alle domande su questo strano, triste commiato sbagliato, visto che sono state fatte in conferenza; d'altronde sembrava non vedeva l'ora di farlo, perché è sempre urgente il bisogno di parlare bene di una persona quando questa se lo merita o meritava anche di più. «Damiano mancherà a tutti. Lui era un punto di riferimento per lo spogliatoio. Per una squadra averlo è come vincere alla lotteria. Mi ritengo gratificato per il fatto di averlo conosciuto». Belle parole davvero perché parole vere. E' il pensiero di tutto lo staff tecnico, è il pensiero anche di Spalletti. Andreazzoli ha detto pure che «Tommasi e Di Francesco erano le due perle all'interno dello spogliatoio, che non facevano che aumentare il valore di questo gruppo». Indicazioni sin troppo chiare.
Pure Gianluca Comotto, che Tommasi non lo ha mai conosciuto, ha raccontato «di una persona importante per lo spogliatoio e anche fuori da quello, ma queste sono scelte motivate che vanno rispettate». Ci mancherebbe altro, e questo è un coro che senti pure fuori da Castelrotto, diventa pure assordante visto dal ritiro ufficialmente non si sente niente.
«La decisione di Damiano va rispettata», esordisce così Eusebio Di Francesco, l'ex team manager della Roma, così come Tommasi è ex della Roma. Due addi pure troppo simili, due addii che non trovano spiegazioni, che sembrano legati insieme dallo stesso filo, ancora invisibile, adesso reciso. Di questo, però, "Difra" non parla, preferisce fare un altro commento: «Mi dispiace tanto che Tommasi se ne sia andato, mi dispiace da un punto di vista umano e professionale.
Umanamente con lui ho condiviso tutto, siamo amici, la nostra carriera è praticamente iniziata insieme, passata insieme; perché insieme abbiamo fatto una partita di beneficenza a Sarajevo, in Kossovo abbiamo costruito un campo di calcetto: lui fa queste cose. Professionalmente perché Damiano alla Roma poteva dare ancora tanto dal punto di vista agoniostico e tecnico, oltre che di comportamento, ma ha fatto questa scelta e va rispettata. Ha sicuramente valutato con molta attenzione». Che cosa non lo dice, che cosa ancora non si sa o non si può dire: s'aspetta che lo faccia lui direttamente fra qualche giorno quando forse anche la Roma parlerà. Il rispetto è pressochè totale da parte degli ex compagni di squadra (adesso tutti, se parli di romanisti); un'eleganza estrema, o forse semplicemente civile, dovuta, senza sponde polemiche, quasi per omaggiare chi ha sempre tenuto questo comportamento.
Lo fa anche Marco Delvecchio, cioè Supermarco, un altro amico di Tommy. «Me lo ha fatto sapere per sms - dice - mi è dispiaciuto tanto anche perché so quanto ci teneva e ci tiene alla Roma. E per la Roma è una gravissima perdita sotto tutti i punti di vista, soprattutto da quello del gruppo, dello spogliatoio. Però se ha preso questa decisione sicuramente ha motivazioni profonde, sensate, ragionate. Ci ha pensato tanto...».
La Roma forse meno, evidentemente. Perché poi l'ultimo che senti è Cesare Bovo, uno romano, romanista, 22 anni, un infortunio al piede per maledizione ma sempre una promessa di futuro, lasciato partire verso Palermo, così. Scaricato. «Di questo però non parlo, se volete vi dico qualcosa di Damiano e basta». Prego: «E' una grande persona, non è l'unico amico che ho nel calcio, ma è un amico. L'ho snetito stamattina (ieri) e subito dopo che aveva preso questa decisione». Ti ha chiamato lui? «Che vuole dire' tra noi c'è un rapporto, non conta chi chiama chi!». Il senso: dopo 10 anni di Rom, Tommasi chiama e s'informa su un ragazzo che ha giocato solo l'ultima stagione con lui. Dopo 10 anni di Roma, a Tommasi la Roma deve ancora fare un ringraziamento. Il senso?



I SUOI TIFOSI, TRISTI PER L'ADDIO, COMPRENDONO LA SUA DECISIONE

«Lui è tranquillo, noi lo seguiremo ovunque andrà»

La presidente del Fans Club: «Non porta rancore a nessuno, vive un momento difficile
ma è felice perché ad ottobre arriverà il quarto figlio, il primo maschio»

di Daniele Giannini

«Dovunque andrà noi lo seguiremo». Non ha dubbi Marisa Esposito, presidente del Roma Fans Club "Damiano Tommasi", quale che sia il futuro di Tommi, loro saranno lì a sostenerlo, in Italia, in Spagna, dovunque, perché Tommi rimarrà uno di loro anche se non vestirà più la maglia della Roma. «Perché il rapporto intimo che abbiamo da otto anni si protrarrà nel tempo» spiega Marisa che nel corso del tempo ha visto crescere la sintonia con il giocatore «Pensa che due o tre volte è venuto addirittura a casa mia, a trovarmi, un paio di volte si è fermato a pranzo, e io sto pure in periferia, mica ai parioli. Questo dimostra come Damiano sia una parsone eccezionale, fuori dalla norma». Non un rapporto tra giocatore e tifoso, ma qualcosa di più, una vera amicizia consolidata giorno dopo giorno. E quando c'è un problema gli amici sono lì ad aiutarti. «I motivi dell'addio sono validi - prosegue Marisa che ammorbidisce i toni usati dal procuratore del giocatore - Damiano l'ho sentito poche ore fa e lunedì nella conferenza stampa spiegherà tutto. Qui alla Roma ha passato dieci anni bellissimi e non ha nessun tipo di rancore nei confronti di Rosella Sensi».
Un momento difficile quello che sta attraversando, in primo luogo per la scomparsa della madre, poi anche per l'addio alla città che lo ha accolto per gran parte della sua carriera, dove sono nate e cresciute le sue figlie. «Si' è un momento difficile - spiega Marisa - ma lo sta affrontando con la grande forza che abbiamo imparato a conoscere. E poi in un certo senso è anche un periodo magico per lui perché a ottobre nascerà il suo quarto figlio, il primo maschio dopo tre femmine».
Una famiglia che si allarga dunque, come fecero i suoi genitori. E voi siete tristi di questo addio? «Quasi quasi ci veniva da piangere, ma non ci perdiamo d'animo e siamo già al lavoro per organizzare una grande festa in suo onore che terremo a settembre. Certo non siamo contenti del fatto che si separi dalla Roma, ci sarebbe piaciuto averlo anche dopo il termine della carriera agonistica, come simbolo di un certo tipo di calcio, un calcio pulito, quello che la Roma rappresenta in questo momento. Damiano sarebbe stato l'uomo ideale. Lui comunque è come sempre pacato ed in fondo anche felice perché dopo quel maledetto 24 luglio di due anni fa, dall'incidente, ha una gran voglia di giocare ancora. Dal punto di vista professionale è tranquillo, è come se si sentisse forte del fatto di poter decidere il suo destino. Chiederà alla sua famiglia, se non ci saranno problemi per loro, se le figlie vorranno, se a Chiara (la moglie, ndr) andrà bene è pronto anche ad una esperienza all'estero».
E poi? «Poi probabilmente vorrà tornare a Verona, da dove ha iniziato la sua avventura nel calcio, è molto legato alla sua terra, potrebbe chiudere lì la sua carriera per cancellare quel buco di due anni, quello stop che non gli è andato giù».



SEI ANNI DI PREMI E ONORIFICENZE

Non solo un calciatore. Nei dieci anni passati a Roma Damiano Tommasi ha rappresentato molto di più, per lo spirito messo in campo e per quanto fatto fuori dal terreno di gioco. Ci hanno messo un po' a conoscerlo i tifosi, ma dal 2000 in poi per lui è stato un continuo di onorificenze e premi. Particolarmente significativa, in questo senso, l'ultima stagione, nella quale è stata premiata la sua voglia di tornare a giocare. A novembre ricevette il Premio Civiltà Italiana ed il Campione Solidale. L'anno solare si chiuse come di consueto con la giornata per i detenuti di Rebibbia. A febbraio fu il turno del Premio Campidoglio, sempre a febbraio fu uno dei protagonisti del Giorno della Memoria. Ad Aprile ricevette il "Coraggio Giallorosso", a maggio il premio "Valori dello Sport". Sono solo alcuni dei tanti, difficile ricordarli tutti: L'Altro pallone (2000), Il campione nella vita, campione nello Sport (2001), Premio Solidarietà (2002), Uno sport per la vita (2005)... e poi Il campione, Il pallone d'argento, il premio Peter Pan. Una lista senza fine e che continuerà ad arricchirsi anche lontano da Roma e dalla Roma.



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