I commenti dal ritiro della Roma, su "Il Romanista" del 20.07.2006:
LA SOCIETA' HA IMPOSTO IL SILENZIO, MA I COMPAGNI RIMPIANGONO GIA' TOMMY
«Damiano ci manchi», la squadra è orfana
La tristezza di Aquilani: «Per noi Tommasi era un punto di riferimento, un grande uomo, un leader nello spogliatoio, un esempio per i giovani»
di Tonino Cagnucci
Silenzio. A Castelrotto di Damiano Tommasi non si parla o non si deve parlare, queste sono le scelte o le consegne della Roma. La società di Trigoria, da nove giorni a Telfen, non commenta in alcuna maniera la decisione di un giocatore che per 10 anni è stato un suo professionista esemplare, anche perché conta di convicerlo a fargli cambiare idea. Lo ha detto pubblicamente Rosella Sensi l'altro ieri. Ma Tommasi ha lasciato la Roma, lo ha ribadito, e quel che resta è soltanto una società spiazzata e un gruppo "orfano" di un calciatore, di un uomo per tutti "fondamentale". Perché se il silenzio della Roma, tra il rispetto e l'imbarazzo, è una linea ufficialmente da tenere, chiunque qui o altrove, appena può, non fa mancare una parola per Damiano, e tutte dicono la stessa cosa: «Ci mancherà, è una grave perdita, e lui è il più grande». Perché la Roma non se l'è tenuto?
Per esempio Alberto Aquilani in un'intervista a T9 (non quella rilasciata a Roma Channel...) che andrà in onda a fine agosto, lo ha detto chiaramente: «Per noi Damiano era ed è un punto di riferimento. Una grande persona, un grande uomo, un leader nello spogliatoio, una guida soprattutto per i giovani».
Per esempio Aurelio Andreazzoli, collaboratore tecnico di Spalletti, non ha potuto non rispondere alle domande su questo strano, triste commiato sbagliato, visto che sono state fatte in conferenza; d'altronde sembrava non vedeva l'ora di farlo, perché è sempre urgente il bisogno di parlare bene di una persona quando questa se lo merita o meritava anche di più. «Damiano mancherà a tutti. Lui era un punto di riferimento per lo spogliatoio. Per una squadra averlo è come vincere alla lotteria. Mi ritengo gratificato per il fatto di averlo conosciuto». Belle parole davvero perché parole vere. E' il pensiero di tutto lo staff tecnico, è il pensiero anche di Spalletti. Andreazzoli ha detto pure che «Tommasi e Di Francesco erano le due perle all'interno dello spogliatoio, che non facevano che aumentare il valore di questo gruppo». Indicazioni sin troppo chiare.
Pure Gianluca Comotto, che Tommasi non lo ha mai conosciuto, ha raccontato «di una persona importante per lo spogliatoio e anche fuori da quello, ma queste sono scelte motivate che vanno rispettate». Ci mancherebbe altro, e questo è un coro che senti pure fuori da Castelrotto, diventa pure assordante visto dal ritiro ufficialmente non si sente niente.
«La decisione di Damiano va rispettata», esordisce così Eusebio Di Francesco, l'ex team manager della Roma, così come Tommasi è ex della Roma. Due addi pure troppo simili, due addii che non trovano spiegazioni, che sembrano legati insieme dallo stesso filo, ancora invisibile, adesso reciso. Di questo, però, "Difra" non parla, preferisce fare un altro commento: «Mi dispiace tanto che Tommasi se ne sia andato, mi dispiace da un punto di vista umano e professionale. Umanamente con lui ho condiviso tutto, siamo amici, la nostra carriera è praticamente iniziata insieme, passata insieme; perché insieme abbiamo fatto una partita di beneficenza a Sarajevo, in Kossovo abbiamo costruito un campo di calcetto: lui fa queste cose. Professionalmente perché Damiano alla Roma poteva dare ancora tanto dal punto di vista agoniostico e tecnico, oltre che di comportamento, ma ha fatto questa scelta e va rispettata. Ha sicuramente valutato con molta attenzione». Che cosa non lo dice, che cosa ancora non si sa o non si può dire: s'aspetta che lo faccia lui direttamente fra qualche giorno quando forse anche la Roma parlerà. Il rispetto è pressochè totale da parte degli ex compagni di squadra (adesso tutti, se parli di romanisti); un'eleganza estrema, o forse semplicemente civile, dovuta, senza sponde polemiche, quasi per omaggiare chi ha sempre tenuto questo comportamento.
Lo fa anche Marco Delvecchio, cioè Supermarco, un altro amico di Tommy. «Me lo ha fatto sapere per sms - dice - mi è dispiaciuto tanto anche perché so quanto ci teneva e ci tiene alla Roma. E per la Roma è una gravissima perdita sotto tutti i punti di vista, soprattutto da quello del gruppo, dello spogliatoio. Però se ha preso questa decisione sicuramente ha motivazioni profonde, sensate, ragionate. Ci ha pensato tanto...».
La Roma forse meno, evidentemente. Perché poi l'ultimo che senti è Cesare Bovo, uno romano, romanista, 22 anni, un infortunio al piede per maledizione ma sempre una promessa di futuro, lasciato partire verso Palermo, così. Scaricato. «Di questo però non parlo, se volete vi dico qualcosa di Damiano e basta». Prego: «E' una grande persona, non è l'unico amico che ho nel calcio, ma è un amico. L'ho snetito stamattina (ieri) e subito dopo che aveva preso questa decisione». Ti ha chiamato lui? «Che vuole dire' tra noi c'è un rapporto, non conta chi chiama chi!». Il senso: dopo 10 anni di Rom, Tommasi chiama e s'informa su un ragazzo che ha giocato solo l'ultima stagione con lui. Dopo 10 anni di Roma, a Tommasi la Roma deve ancora fare un ringraziamento. Il senso?
I SUOI TIFOSI, TRISTI PER L'ADDIO, COMPRENDONO LA SUA DECISIONE
«Lui è tranquillo, noi lo seguiremo ovunque andrà»
La presidente del Fans Club: «Non porta rancore a nessuno, vive un momento difficile ma è felice perché ad ottobre arriverà il quarto figlio, il primo maschio»
di Daniele Giannini
«Dovunque andrà noi lo seguiremo». Non ha dubbi Marisa Esposito, presidente del Roma Fans Club "Damiano Tommasi", quale che sia il futuro di Tommi, loro saranno lì a sostenerlo, in Italia, in Spagna, dovunque, perché Tommi rimarrà uno di loro anche se non vestirà più la maglia della Roma. «Perché il rapporto intimo che abbiamo da otto anni si protrarrà nel tempo» spiega Marisa che nel corso del tempo ha visto crescere la sintonia con il giocatore «Pensa che due o tre volte è venuto addirittura a casa mia, a trovarmi, un paio di volte si è fermato a pranzo, e io sto pure in periferia, mica ai parioli. Questo dimostra come Damiano sia una parsone eccezionale, fuori dalla norma». Non un rapporto tra giocatore e tifoso, ma qualcosa di più, una vera amicizia consolidata giorno dopo giorno. E quando c'è un problema gli amici sono lì ad aiutarti. «I motivi dell'addio sono validi - prosegue Marisa che ammorbidisce i toni usati dal procuratore del giocatore - Damiano l'ho sentito poche ore fa e lunedì nella conferenza stampa spiegherà tutto. Qui alla Roma ha passato dieci anni bellissimi e non ha nessun tipo di rancore nei confronti di Rosella Sensi».
Un momento difficile quello che sta attraversando, in primo luogo per la scomparsa della madre, poi anche per l'addio alla città che lo ha accolto per gran parte della sua carriera, dove sono nate e cresciute le sue figlie. «Si' è un momento difficile - spiega Marisa - ma lo sta affrontando con la grande forza che abbiamo imparato a conoscere. E poi in un certo senso è anche un periodo magico per lui perché a ottobre nascerà il suo quarto figlio, il primo maschio dopo tre femmine».
Una famiglia che si allarga dunque, come fecero i suoi genitori. E voi siete tristi di questo addio? «Quasi quasi ci veniva da piangere, ma non ci perdiamo d'animo e siamo già al lavoro per organizzare una grande festa in suo onore che terremo a settembre. Certo non siamo contenti del fatto che si separi dalla Roma, ci sarebbe piaciuto averlo anche dopo il termine della carriera agonistica, come simbolo di un certo tipo di calcio, un calcio pulito, quello che la Roma rappresenta in questo momento. Damiano sarebbe stato l'uomo ideale. Lui comunque è come sempre pacato ed in fondo anche felice perché dopo quel maledetto 24 luglio di due anni fa, dall'incidente, ha una gran voglia di giocare ancora. Dal punto di vista professionale è tranquillo, è come se si sentisse forte del fatto di poter decidere il suo destino. Chiederà alla sua famiglia, se non ci saranno problemi per loro, se le figlie vorranno, se a Chiara (la moglie, ndr) andrà bene è pronto anche ad una esperienza all'estero».
E poi? «Poi probabilmente vorrà tornare a Verona, da dove ha iniziato la sua avventura nel calcio, è molto legato alla sua terra, potrebbe chiudere lì la sua carriera per cancellare quel buco di due anni, quello stop che non gli è andato giù».
SEI ANNI DI PREMI E ONORIFICENZE
Non solo un calciatore. Nei dieci anni passati a Roma Damiano Tommasi ha rappresentato molto di più, per lo spirito messo in campo e per quanto fatto fuori dal terreno di gioco. Ci hanno messo un po' a conoscerlo i tifosi, ma dal 2000 in poi per lui è stato un continuo di onorificenze e premi. Particolarmente significativa, in questo senso, l'ultima stagione, nella quale è stata premiata la sua voglia di tornare a giocare. A novembre ricevette il Premio Civiltà Italiana ed il Campione Solidale. L'anno solare si chiuse come di consueto con la giornata per i detenuti di Rebibbia. A febbraio fu il turno del Premio Campidoglio, sempre a febbraio fu uno dei protagonisti del Giorno della Memoria. Ad Aprile ricevette il "Coraggio Giallorosso", a maggio il premio "Valori dello Sport". Sono solo alcuni dei tanti, difficile ricordarli tutti: L'Altro pallone (2000), Il campione nella vita, campione nello Sport (2001), Premio Solidarietà (2002), Uno sport per la vita (2005)... e poi Il campione, Il pallone d'argento, il premio Peter Pan. Una lista senza fine e che continuerà ad arricchirsi anche lontano da Roma e dalla Roma.
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